martedì 17 gennaio 2012

San Vicino - Direttissima invernale

Una salita molto divertente che diventa però decisamente stancante se fatta quando la neve non è in condizioni.
Con il manto fresco che sprofondava ad ogni passo arrivare alla croce (e tornare al punto di partenza) è stato abbastanza pesante; la distesa di neve intonsa trovata sulla cima ha però ripagato la fatica fatta.
Consigliati piccozza e ramponi.

Accesso: Pian dell'Elmo (GPS: 43.342814,13.060448)
Tempo di percorrenza: 4 ore
Dislivello: 500 metri
Difficoltà: EEA
Valutazione: ***



Il sentiero parte lungo la strada che da Pian dell'Elmo conduce ai prati del San Vicino. Una tabella con indicazioni abbastanza discutibili (6 ore di percorrenza?) indica l'inizio del percorso, una carrareccia che conduce a una cisterna per l'acqua.
In breve la carrareccia diventa un sentiero vero e proprio che si inoltra nella faggeta in lieve salita.

La prima parte del sentiero 

Dopo qualche svolta il bosco momentaneamente si apre sulla vallata. La neve è piena di impronte di animali: si riconosce una volpe, un cerbiatto, una lepre, il solco di un cinghiale.

Uscita dal bosco 

La vallata con la diga di Cingoli 

Impronte sulla neve 

La vista panoramica dura un attimo, il sentiero gira bruscamente a destra e rientra subito nel bosco di faggi per iniziare a salire con maggiore pendenza.
La neve che ho trovato non era ottima (anche se migliore di quella dell'ultimo tratto) ma lasciava intravedere spesso il passaggio di qualche animale.
Il sentiero, complice anche la neve non calpestata, d'un tratto si perde, solo le rocce sommitali indicano il percorso da seguire: dritti per la linea di maggiore pendenza.
La cosa a questo punto diventa molto ripida, decisamente complicata a causa della neve freschissima che arriva alle cosce.
Cerco di muovermi facendo qualche svolta per evitare i tratti più duri, ma la salita in questo tratto è veramente pesante, avanzare di qualche metro, in alcuni punti, è un'impresa non da poco. Fortuna che ho preso la picca...
La croce, superata la parte più dura, finalmente si fa vedere.

L'ultimo tratto per la vetta

 Val di Castro

Ultimi sforzi e sono in cima. Non ho mai sudato così tanto per arrivare sul San Vicino, ma è veramente uno spettacolo eccezionale.
Sulla neve le mie sono le uniche impronte, salvo quelle di una volpe e di una lepre; violare il manto bianco con gli scarponi è quasi un peccato. 

La neve intonsa 

Orme di lepre

Il ritorno non è meno faticoso dell'andata. Vista la pendenza e la qualità della neve, scelgo prudentemente di scendere per il sentiero classico, anch'esso privo di traccia.
La neve, anche qui, è altissima e soffice, tanto che decido di fare parte del sentiero scivolando seduto...divertentissimo!
Arrivato ai prati in venti minuti si torna al punto di partenza seguendo la strada innevata, percorsa solo da sci-fondisti e da un simpaticissimo merdoso in quad che quasi mi pialla dietro una curva.

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