martedì 16 agosto 2016

Le Gole del Rio Garrafo

Itinerario poco conosciuto e probabilmente anche molto poco frequentato all'interno del massiccio della Laga.
La prima parte del percorso è in ogni caso molto piacevole e suggestiva: si passa all'interno della buia gola ove scorre il Rio Garrafo, guadandone più volte le acque con simpatici passaggi attrezzati.
Il completamento dell'intero anello è oggi tuttavia quasi impossibile e comunque assolutamente sconsigliato: la segnaletica è totalmente assente e il sentiero interamente invaso dalla folta vegetazione; siamo riusciti a proseguire unicamente grazie al fortuito incontro con un signore del luogo che conosceva molto bene il tracciato.

Accesso: Acquasanta Terme (AP)
Tempo di percorrenza: 5 ore a.r.
Dislivello: 200 metri
Difficoltà: EE
Valutazione: ***


Per raggiungere l'attacco del sentiero è necessario (venendo da Ascoli) superare l'abitato di Acquasanta Terme, imboccando. subito dopo l'ultima casa del paese, una stradina che scende sulla sinistra.
Appena sulla sinistra si prende ora una piccola strada di ghiaia, per la quale si prosegue in auto sino ad arrivare all'imbocco del percorso, nei pressi di una casa con cancello, ove si parcheggia in un comodo slargo.
Il sentiero inizia scendendo lievemente per traccia abbastanza evidente. Dopo pochi minuti di cammino si superano due ponticelli in legno che attraversano il torrente; appena oltrepassato il secondo ponte occorre fare attenzione ad intercettare una piccola traccia che scende sulla sinistra fino ad arrivare all'alveo del torrente con l'aiuto di un paio di corde fisse (presente un nastro bianco/rosso molto sbiadito).

Punto di accesso al sentiero

Uno dei due ponticelli in legno poco dopo la partenza

Raggiunto il corso d'acqua si inizia quindi a risalire la corrente, tenendosi ora sulla sponda destra ora su quella sinistra.
Lungo il percorso sono presenti numerosi tratti attrezzati che consentono di superare in sicurezza alcuni passaggi più scivolosi o più esposti.
In alcuni passaggi sono presenti anche degli spit per attrezzare eventualmente dei corrimano.
Il paesaggio è sempre molto particolare, la bassa quota consente un grande sviluppo di vegetazione e l'impatto visivo è sicuramente piacevole e non comune.

Un attraversamento attrezzato con fune

Gorghi

Vascone

In circa un'ora e mezza di cammino si giunge al termine della prima parte del percorso. Ci si troverà infatti di fronte una evidente strettoia della gola, dove l'acqua è troppo alta per essere guadata e dove non vi sono possibilità di passaggio neppure sulle sponde.
Il percorso non ha ragione di proseguire oltre questo punto: arrivati alla strettoia è opportuno tornare al punto di partenza ripercorrendo lo stesso itinerario.
Avendo trovato online delle descrizioni dell'intero anello delle Gole del Garrafo, abbiamo però deciso di avventurarci e di tentare il completamento del giro, scelta che a ragion veduta posso quindi sconsigliare.
Poco prima di raggiungere la strettoia finale occorre imboccare, sulla sinistra, un'esile traccia di sentiero che risale.
Seguendo tale traccia (poco visibile e molto ingombra di vegetazione) si arriva dapprima ad una zona vagamente pianeggiante ed aperta, per poi oltrepassare una sorta di vecchia discarica (!!!).
Si supera ora una zona più aperta, ove la traccia quasi sparisce, per poi reimmettersi nel folto della vegetazione ed oltrepassare un marcato fosso.
Dopo poco si scende nuovamente al letto del torrente, risalendone il corso a guado fino ad incontrare un ponticello.
Superato il ponte si arriva in breve (lato destro) ad un vecchio mulino abbandonato che conserva ancora integra la macina e che appare decisamente improbabile nel mezzo di una località così inaccessibile.

La facciata del vecchio mulino

L'interno del mulino, ancora in parte intatto

Dal mulino occorre ora imboccare una traccia praticamente invisibile e totalmente invasa dalla vegetazione. La traccia in questione parte sulla destra e conduce dopo poco ad un bivio, reso invisibile dall'inestricabile intreccio di rovi e rami.
In prima battuta non abbiamo individuato questo bivio e abbiamo continuato per la medesima traccia, superando qui anche una frana terrosa. 
Questa traccia, anch'essa inglobata da rovi e vegetazione, dovrebbe presumibilmente condurre ad Umito. 
Percorso qualche centinaio di metri ci siamo tuttavia dovuti arrendere, in quanto il sentiero non era più visibile.
Molto interessanti, in ogni caso, alcuni ripari di pastori (credo) costruiti alla base di una falesia rossastra, in corrispondenza del punto in cui abbiamo deciso di fare retromarcia.

Ripari

Tornati di nuovo al mulino ed ormai decisi a rientrare al punto di partenza seguendo l'itinerario percorso all'andata, abbiamo però incontrato una comitiva di escursionisti del posto, capitanati da un acuto signore che ci ha indicato la via per completare l'anello.
Abbiamo quindi potuto vedere che, seguendo la traccia che diparte a destra del vecchio mulino, dopo qualche centinaio di metri si trova effettivamente il bivio non visto al precedente tentativo, in corrispondenza di un paletto segnavia del Parco Nazionale immerso tra la vegetazione.
Qui si prende quindi a destra, superando dopo poco, sempre districandosi in un mare di rovi e di vari arbusti, il paesino abbandonato di Gaglierto, un piccolo abitato che la natura si sta lentamente ma efficacemente riprendendo.
Dopo il paesino il percorso non muta le proprie caratteristiche: esile traccia assolutamente ingombra di ogni tipo di pianta pungente.

Il paesino di Gaglierto

Traccia invasa dalla vegetazione

Soltanto grazie alla conoscenza dei luoghi della nostra improvvisata guida riusciamo, non senza una certa fatica, ad arrivare all'abitato di Vallecchia.
Per sbucare dal folto della vegetazione, nell'ultimo tratto, dobbiamo addirittura aprire un varco tra i rovi a colpi di bastone.
La graziosa fontana del paesino è l'ideale per sciacquare il sangue da braccia e dalle gambe ormai dilaniate dalle spine.

La fontana del paesino di Vallecchia

Il paesino di Vallecchia visto dal sentiero per il rientro

Per tornare al punto di partenza si segue la strada che scende da Vallecchia, imboccando subito dopo l'abitato una piccola traccia che scende sulla destra e che prosegue in traverso a fianco di un muretto a secco.
In circa 30 minuti, da qui, ci si ricongiunge al primo bivio trovato all'andata, nei pressi dei due ponticelli in legno.
Come già detto, il percorso è piacevole e consigliato soltanto sino alla prima parte, ossia finchè le gole risultano percorribili.
La seconda parte, soprattutto dal vecchio mulino in poi, è assolutamente sconsigliata ed impercorribile. Senza una buona conoscenza del posto non è in alcun modo possibile proseguire e si rischia di rimanere bloccati.
Personalmente, vista la particolarità del percorso e gli importanti segni storici presenti sullo stesso, credo che sarebbe bello un intervento volto alla riapertura dell'itinerario, anche se purtroppo ho la sensazione di essere uno dei pochi ultimi fortunati ad aver visitato il luogo prima che il tutto finisca definitivamente inglobato dalla natura.

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