lunedì 27 agosto 2012

Cime Postegae

Un anello eccezionalmente vario e panoramico, anche se molto poco frequentato. Percorso abbastanza duro, sicuramente infido nella discesa. Stupendi paesaggi, a tratti, come sulle Cime Postegae, a dir poco lunari. Emozionante l'incontro ravvicinato con un gruppo di stambecchi.

Accesso: Rifugio Pordenone (Cimolais - PN)
Tempo di percorrenza: 8 ore
Dislivello: 1500 metri
Difficoltà: EE - 1 pass. II (portare il casco!)
Valutazione: *****


Punto di accesso è il parcheggio del Rifugio Pordenone, raggiungibile in 30 minuti da Cimolais per la strada che risale la Val Cimoliana (non sempre aperta, comunque a pagamento, 6 €).
Il sentiero (n. 362) si sviluppa per una prima parte in piano, di fianco al ruscello, attraversando prati e piccoli tratti di bosco.

Casera Meluzzo, nella prima parte del sentiero

Piano e tratti di bosco

Da cercare con attenzione, sulla destra, il bivio per il sentiero 387 (tabella segnavia e ometti), per raggiungere il quale è necessario compiere un piccolo guado.

Il ruscello

Tabella segnavia all'imbocco del sentiero 387

Il percorso a questo punto inizia ad inerpicarsi, come prima destinazione avremo il Passo Pramaggiore. Si cammina inizialmente nel bosco di pini, seguendo bolli e ometti per individuare la traccia a volte poco visibile; buonissima l'acqua dei ruscelli che più volte si incrociano.
Il sentiero diventa in breve più ripido, con gli alti tronchi dei pini che lasciano spazio agli intricati mughi, tra i quali ci si destreggia lungamente, sino ad uscire allo scoperto.

Bosco di pini

Ometto segnavia

Dopo il termine del bosco, sotto il Pramaggiore

Da qui ancora salita, ora su sassi e bellissimi tratti di erbetta, sempre con bellissimo panorama, fino al Passo Pramaggiore, esile sella dove tre camosci prima fuggono alla nostra vista per poi tornare sui propri passi, forse incuriositi dall'insolita presenza.
Fino a questo punto il sentiero, pur discretamente visibile, non è sembrato molto frequentato...

Camoscio sopra Passo Pramaggiore

Passo Pramaggiore

Camosci

Breve sosta al passo, dietro un masso riparato dal vento, e si inizia di nuovo a salire, ora per cresta, verso la prima delle cime della gornata: Cima Cadin.
La vista è veramente micidiale, dal Pramaggiore alle Torri Postegae, sottili linee di cresta, una selva di guglie e pinnacoli non possono che lasciare per qualche minuto attoniti.

Verso Cima Cadin

Cima Cadin, alle spalle il Pramaggiore

Panorama dalla vetta di Cima Cadin

Il cammino riprende ora in discesa, perdendo metri guadagnati faticosamente e da riconquistare per giungere in vetta.
Sempre continuando a seguire gli ometti lungo la linea di cresta (traccia poco visibile), si aggirano alcuni balzi, tra i quali, per nulla infastiditi, si aggirano tranquilli diversi stambecchi.
L'incontro è emozionante, passiamo talmente vicini ai mansueti bestioni da poterli quasi toccare; alcuni di loro sono in bilico su rocce impossibili, altri giacciono comodamente sull'erba, scrutandoci imperturbabili.

Cime Postegae e la cresta su cui passa il sentiero, a destra le Torri Postegae

Equilibrista

Tranquillità

Passiamo silenziosi e affascinati tra le lunghe e curve corna per proseguire il cammino, affrontando ora un breve tratto di arrampicata (3 metri, II) per poi continuare a salire guadagnando faticosamente la sabbiosa cresta finale, che ripida sbuca sulla triplice e panoramica vetta, sempre di sabbia.

Cime Postegae

Le Torri Postegae

Breve sosta, firma sul libro di vetta (dal 2011 la cima è stata raggiunta nemmeno una decina di volte!) e si inizia la discesa.
Si procede in direzione delle Torri Postegae, per cresta, seguendo il sentiero ben indicato dagli ometti. Si aggirano quindi le torri, per continuare a scendere per traccia poco evidente e mughi, qualche passaggio più ripido, fino alla ripidissima forcella Sciol De Mont.

La cresta da seguire in discesa

Qui il percorso, sinora duro ma piacevolissimo, diventa pericoloso e infido. Bisogna infatti letteralmente gettarsi giù per il ghiaione, ignorando gli ometti che scendono a sinistra, e destreggiarsi alla meglio tra televisori rotolanti e massi instabili.

L'inizio del ghiaione dalla forcella


Dove passo?

Le pendenze inizialmente sono veramente elevate, occorre superare anche un insidiosissimo tratto di roccette instabili per guadagnare il fondo del ghiaione. Le scivolate non si contano, nulla è stabile, il pensiero che qualcosa possa rotolare giù dopo il nostro passaggio ci spinge a sbrigarci il più possibile.
Ovviamente casco in testa (stupidamente non lo avevamo portato, lo abbiamo rimpianto), si procede alternandosi e cercando ogni volta un qualche riparo per non rischiare di essere travolti dalle enormi scariche che si staccano ad ogni passo. Andare in gruppi numerosi sarebbe veramente una roulette russa. 
Degno di nota, comunque, il grandioso panorama sulle valli antistanti, soprattutto sulla Val Montanaia e sul maestoso Campanile.

La Val Montanaia ed il Campanile

Dopo circa un'ora di assurda discesa il ghiaione inizia finalmente ad allargarsi e le pendenze diminuiscono, fino al desideratissimo bivio con il sentiero 370.
Da qui, su comodissima traccia, in meno di un'ora (circa otto dalla partenza) si è nuovamente al Rifugio Pordenone.
  

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