domenica 31 agosto 2014

Corno Stella, Via De Cessole

Alpi Marittime: il Corno Stella è forse una delle vette più frequentate della zona, le vie che salgono ai suoi 3.050 metri sono un'infinità: alpinistiche ma anche sportive.
La De Cessole è una via alpinistica che - evitando lo zoccolo per un facile canale sulla destra - raggiunge la vetta sfruttando i punti deboli della parete.
La linea, anche per questo, è a volte un po'intricata da ricercare, anche se sempre molto logica. La roccia è eccellente, le soste sono tutte attrezzate e si trovano anche alcune protezioni nei passi "chiave".

Accesso: Rifugio Bozano (CN)
Tempo di percorrenza: 9 ore
Dislivello: 300 metri
Difficoltà: D, IV+
Valutazione: ****


Proseguendo dopo l'abitato di Valdieri (CN) si raggiunge in auto il Gias delle Mosche, dove si parcheggia e dove si imbocca il sentiero per il Rifugio Bozano.
Si sale inizialmente nel bosco, fino a quando questo dirada per lasciare spazio ad una vallata selvaggia e rocciosa, un mare di pietra abitato da marmotte e stambecchi.
Il sentiero è sempre evidente e facile da seguire, sono circa 800 metri di dislivello e due ore e mezza fino al Rifugio Bozano, posto proprio sotto la verticale parete sud-ovest del Corno Stella,.
Il rifugio è piccolo ma comodissimo per arrampicare, in poco più di mezz'ora si raggiunge l'attacco delle vie. Un biliardino è l'occasione per una serie di mega sfide internazionali con alpinisti francesi, svizzeri, tedeschi, e ovviamente Marco, il gestore, che oltre ad essere molto simpatico ed un ottimo arrampicatore è anche un portiere da non sottovalutare.

La parete sud-ovest del Corno Stella vista dal Rif. Bozano

Arriviamo al rifugio dopo un viaggio di oltre sei ore in macchina e il sentiero in mezzo alla nebbia, con la pioggia fredda che ci ha accompagnato per quasi metà della camminata.
Finiamo di scaricare gli zaini che già Marco ci disegna il tracciato della via su una foto della parete, indicandoci anche una bella variante per la parte superiore ed i punti in cui è più facile perdersi lungo la parete.
La mattina ci svegliamo con il sole. Non è caldo ma si cammina bene lungo la gigantesca pietraia che separa il rifugio dall'attacco della via.

L'ombra del Corno Stella sulle cime vicine

Aggiriamo sulla sinistra un piccolo nevaio ancora presente, strisciando tra la neve e la roccia fino a raggiungere l'imbocco del canale che conduce alla cengia mediana, dove parte la De Cessole.
Saliamo sciolti (II, un paio di passi di III) seguendo le frecce rosse dipinte sulla roccia e in breve siamo sopra lo zoccolo. Ancora qualche metro verso destra e raggiungiamo la partenza della via (spit giallo visibile in alto).
Il primo tiro sale inizialmente nel canale, superando dopo alcuni metri una fessura un po'umida (IV+, spit) e successivamente un diedro, fino in sosta (40 metri, 2/3 protezioni).

L'attacco della via

Il secondo tiro prosegue più facilmente per il canale posto sopra la sosta (III), arrivando al di sotto di una fascia rocciosa strapiombante (35 metri).
Seguendo il consiglio del gestore uniamo ora il terzo ed il quarto tiro: semplicemente un traverso di 55 metri verso destra, su roccia facile ma molto esposto, fino a sostare in corrispondenza della spettacolare linea di quarzo che attraversa la parete (55 metri, III, 5 spit).
Salgo per il quinto tiro, supero un breve camino a destra della sosta, trovo un'altra sosta poco sopra, più in alto uno spit. Arrampico cercando di seguire una linea logica, poi vedo qualcosa sulla sinistra, in alto, un cordone, forse la sosta... sono quasi arrivato quando mi sorge il dubbio che la linea non sia questa... grido agli altri in sosta, mi sporgo un po', mi confermano che sono andato completamente fuori via. Bene, devo scendere e risalire sulla destra. Con calma disarrampico, traverso un po', perdo una mezzora ma alla fine trovo il passaggio: un chiodo, poi un diedro abbastanza verticale ma ammanigliato, quindi sulla destra una placca appoggiata, un altro chiodo che si toglie a mano, poi la sosta (50 metri, III/IV, 4/5 protezioni).

La linea di quarzo che taglia a metà la parete del Corno Stella

Ora il sesto tiro, con il passo chiave della via, che sale per il verticale diedro proprio sopra la sosta per poi proseguire seguendo una bellissima placca fessurata, bellissima! (35 metri, 4 spit).
Il settimo tiro si alza sfruttando un'evidente e verticale fessura, al termine della quale si traversa verso sinistra per roccia ottima fino a raggiungere la sosta (40 metri, 3/4 protezioni).
Da qui abbiamo scelto di seguire una variante suggerita dal gestore del Rif. Bozano: prima a destra, a rimontare uno spigolo, sopra il quale seguire, ora verso sinistra, una placca ben ammanigliata che in circa 40 metri conduce alla sosta successiva (40 metri, nessun chiodo).

Ottavo tiro

Armeggiando con le protezioni

Ora su per il canale sovrastante la sosta, piegando poi lievemente a sinistra per entrare quindi in un canale/camino al termine del quale si trova un comodo pianoro di sfasciumi per sostare (50 metri, III+, nessun chiodo, possibile attrezzare una sosta su spuntone in quanto la sosta a fix è troppo distante).
L'ultimo tiro, il decimo, conduce al plateau di vetta. Si supera la sosta poco sopra il pianoro e si scala l'articolata placca (chiodo) arrivando in una specie di rampa, sopra la quale si trova la sosta a fix. Non vedendo quest'ultima, abbiamo fatto sosta con friends in una delle tante fessure presenti (50 metri, III, spit e chiodo).

Ultima sosta!

Il pendio per la vetta

Incontriamo qui altre cordate, salite per altre vie, con le quali scambiamo qualche parola (poche, in realtà, sono tutti stranieri) prima di salire il breve pendio di sfasciumi che in pochi minuti conduce in vetta.
Una croce metallica, un libro di via, e un panorama spettacolare. Dietro di noi un canale ancora innevato ci fa pensare alle possibilità di salita invernali nella zona.
La sosta in vetta è abbastanza breve: mangiamo qualcosa, scattiamo mille foto e scendiamo di nuovo al plateau roccioso.

Il panorama dalla vetta

La croce sul Corno Stella

Oltrepassiamo il punto un cui siamo sbucati salendo la via e scendiamo fino ad incontrare una placconata di roccia compattissima sopra la quale camminiamo, fino al termine. Qui, sulla sinistra, un omino indica il punto da cui iniziano le doppie. Aiutandoci con una corda fissa disarrampichiamo qualche metro fino a raggiungere la prima catena con anello di calata.
Ne facciamo quattro, di circa 50 metri, fino ad un pianoro, poi un'altra, sempre lunga, per raggiungere la cengia mediana. Seguiamo il sentierino e attrezziamo l'ultima calata di 60 metri fino alla pietraia, da qui in pochi minuti di nuovo al rifugio.

Doppia

Via nel complesso molto bella, su roccia sempre buona (da controllare in qualche punto) e difficoltà abbastanza omogenee; i tiri più divertenti sono il sesto ed il settimo. Attenzione in caso di vento alla discesa in doppia, per evitare incastri si possono fare calate da 25 metri lungo la via Campia, altra classicissima della parete.

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