domenica 30 luglio 2017

Palù Orientale, Via Kuffner

Via tecnicamente più facile della vicina Zippert ma comunque molto impegnativa, sia per la lunghezza dell'itinerario sia per l'ambiente in cui si svolge.
Lunga cavalcata di cresta, mai banale, con lungo rientro reso a tratti insidioso da grandi crepacciate, sicuramente consigliata!

Accesso: Rif. Diavolezza
Tempo di percorrenza: 10 ore
Dislivello: 1.100 m in totale
Difficoltà: D
Valutazione: ***


Ancora una volta ci troviamo al Rifugio Diavolezza, costosissimo, ad ammirare la maestosità dei tre speroni dei Palù.
La vetrata del rifugio è una calamita, la serata limpidissima, e mentre mangiamo non stacchiamo gli occhi dalle massicce creste. La via Zippert è secchissima, sembra non ci sia per nulla neve lungo il canale d'accesso percorso più o meno nello stesso periodo un paio di anni fa.

I tre Palu visti dalla terrazza del Rif. Diavolezza

Lo sperone su cui corre la via Kuffner

La notte dormiamo poco e male, salire in funivia allevia la fatica ma penalizza la reazione del corpo in quota; la sveglia suona quando già abbiamo gli occhi aperti.
Il rito della partenza è sempre lo stesso: colazione, thermos, frontali, e iniziamo ad aggirare lo sperone roccioso per raggiungere il ghiacciaio.
Ci leghiamo in conserva mentre inizia ad albeggiare, con dietro una lunga fila di frontali che lascia già intendere quante cordate sono dirette alla nostra stessa meta.

Avvicinamento alle prime luci dell'alba

Risaliamo il ghiacciaio facendo cura ai numerosi grossi crepacci, tiriamo dritti col passo con l'intenzione di arrivare presto all'attacco.
La via classica attacca a un terzo dello sperone, dove si trova una sosta che sfruttiamo per legarci scomodamente e prepararci per partire.
Nel frattempo arrivano alla base le altre mille cordate partite dal Rifugio, e già sul primo tiro iniziano gli intrecci di corde, i sorpassi, le file.
La via percorre diligentemente lo sperone orientale, seguendone il filo, intervallando tratti più facili a passaggi che oggi trovo rognosi.

Folla e intrecci di corde...

Passaggi più verticali

Mi incrodo, sento la pressione delle tante cordate, nello zaino ho una seconda corda e pesa, sono macchinoso nei movimenti e non vado come vorrei, siamo lenti.
Il passaggio chiave sul gendarme è duro, e lo soffro tutto, come anche un successivo passaggio che a dirla tutta mi sembra anche più duro.
Però pian piano saliamo, ci facciamo superare dai tanti che sono più svelti e alla fine arriviamo alla cresta nevosa finale.
Qui ci sleghiamo e arriviamo alla vetta, 3.882 metri, superando la cornice finale.

Quasi in vista della cresta finale

La cresta d'uscita

La strada per casa è ancora lunga però, anche se conosciamo già il rientro. Cresta, ghiacciaio, il sentiero, e siamo al rifugio in tempo per prendere la funivia, tra i primi a partire e tra gli ultimi a tornare.
La via è molto bella, i panorami stupendi, il fatto che l'abbia particolarmente sofferta non toglie di certo nulla ad una salita che al momento è tra le più interessanti che abbia percorso.


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