sabato 11 maggio 2013

La traversata di Valmontagnana

L'interesse naturalistico di questo percorso, senz'altro elevato, non riesce purtroppo a compensare l'inimmaginabile impervietà del terreno.
Un sentiero che è un intrico di frasche, rovi, ghiaie, alberi crollati, frane, poco segnalato e ancor meno ripetuto. 
Non è però l'ambiente (comunque spettacolare ed anzi, forse per questo ancor più affascinante) il responsabile della poca godibilità dell'itinerario, quanto invece la poca cura che ha l'uomo nel conservare e mantenere fruibili e vivi anche questi angoli così lontani dal turismo di massa.
Il sentiero percorre, dall'alto del monte Valmontagnana, la grande cengia boscosa che taglia in due la paretona di Frasassi, scendendo sino alla gola (necessari imbrago e discensore, eventualmente corda).

Accesso: San Vittore di Genga (GPS: 43.401292,12.971517)
Tempo di percorrenza: 5 ore
Dislivello: 600 metri
Difficoltà: EEA
Valutazione: **


Dall'abitato di San Vittore, lasciata la macchina nel piccolo parcheggio, si imbocca il sentierino che sale sul lato opposto della strada, seguendo il segnavia per Valmontagnana.
La traccia, in questa prima parte, è abbastanza evidente: si segue fedelmente lo stretto crinale che sale verso le pareti calcaree sottostanti la tipica vetta.
Il percorso è ripido ma agevole, si sale fino ad uscire dalla macchia nei pressi di una ripida radura posta sotto la falesia di Cagliostro, che in breve si raggiunge.

Segnavia

Primi tratti del sentiero

La falesia di Cagliostro

Giunti sotto la parete si prosegue sulla destra, affrontando qualche saliscendi un po'ripido fino a che il sentiero non diventa più agevole.
Superato un piccolo fosso occorre prestare attenzione alla traccia da imboccare per iniziare a scendere. Poco dopo una piccola radura, sulla destra, si nota una sorta di malagevole e ripido sentierino che scende qualche metro fino ad affacciarsi a strapiombo su una parete di roccia bianca sempre in ombra.

L'antro della Grotta del Mezzogiorno

La primavera!

Il Terrazzino dei brividi (posto più avanti rispetto all'attacco del sentiero!)

Il sentiero di discesa inizia sul lato sx (faccia a valle) della parete bianca

Inizia da qui la "segnaletica", composta da qualche nastro bianco-rosso e rarissimi bolli sbiaditi sui tronchi degli alberi.
Non è possibile descrivere con dettaglio il percorso da questo punto in poi: la traccia praticamente non esiste, ci si districa tra frasche e cespugli seguendo le poche indicazioni e cercando di non scivolare sul terreno molto ripido e impervio (l'aggettivo non rende comunque giustizia).
Sempre imitando il cinghiale si raggiunge un piccolo risalto di roccia posto su un diedro (6 metri) da superare aiutandosi con una corda fissa, fino ad un forcellino. 

Segnaletica

Uno dei tratti più comodi del sentiero!

Sempre utilizzando la medesima corda si scende qualche metro per poi traversare, arrivando in vista della cassetta con il libro di vetta (in un quadernino di pochissime pagine le ripetizioni del sentiero dal 1975 ad oggi...).
Si affronta ora una calata di una quindicina di metri, sfruttando la corda già presente in loco, fissata sul medesimo albero ove si trova la cassetta con il quadernino.

Libro di vetta e calata

Alla base della discesa di prosegue cercando il più possibile di costeggiare la parete, il sentiero è adesso una distesa di pungitopo!!
Si costeggiano ampi grottoni, grondanti acqua, senza traccia evidente, scorgendo di tanto in tanto le massicce pareti della Gola di Frasassi.

Verso la Gola della Rossa

Antro

L'assurdo intrico di vegetazione (pur affascinante), dopo un po'di camminare in questo groviglio ripido di frasche diventa decisamente stancante e noioso.
Forte delle due corde da 30 metri che avevo nello zaino, ed assolutamente incerto circa il prosieguo del sentiero (ormai invisibile), ho quindi deciso di scendere dritto per dritto, sfruttando un ripido fosso.
Con una rapida serie di tre doppie, ovviamente sugli alberi, supero un primo salto di pochi metri, uno più alto di circa 25 e un ultimo più breve sino a giungere alla strada, proprio di fronte al santuario della Beata Vergine.
Il percorso originale dovrebbe (ma il condizionale è d'obbligo) proseguire ancora un po'costeggiando la parete, per poi scendere poco più avanti in Gola.
Da qui, seguendo la strada asfaltata, in pochi minuti si torna al punto di partenza, dove iniziare a lavare i plurimi graffi.
Un ringraziamento particolare al mitico Anzelmo che - nonostante il mio iniziale misunderstanding sul bivio da imboccare (per il quale ho girovagato due ore come un cinghiale per un greppo lontanissimo dal punto dove dovevo iniziare a scendere) - è riuscito ad indirizzarmi egregiamente verso la retta via.

4 commenti:

  1. per l'esattezza anzelmo si trovava a casa e spesso su una tazza mentre la skoria lo chiamava per info :p

    la traccia gps è venuta da schifo vero??

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  2. ieri sono andato a cercare l'accesso. è dopo il canale con la recinzione spinata? mimmo

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  3. Mi sembra di si, subito dopo un piccolo slargo devi cercare la traccia che scende sulla sinistra, cerca qualche omino o i nastri bianco-rossi, poi la cosa è molto ad intuito. Non so dirti le condizioni attuali, verifica che non sia franato tutto da due anni a questa parte...

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  4. Ciao, sono stato in zona il giorno 27, non conoscevo questo sentiero che descrivi ma me ne hanno parlato alcuni ragazzi che ho incontrato lì. Hai per caso la traccia GPS?

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