mercoledì 20 agosto 2014

Aiguille d'Entreves

La partenza è di quelle grosse, di quelle con il bagagliaio che non si chiude e con più o meno settecento chilometri da fare, in cinque dentro una macchina già stracarica. La destinazione e Courmayeur, per prendere la funivia fino al Rif. Torino e provare un paio di salite in alto.
Dopo quasi sette ore di autostrada siamo a destinazione, sganciamo allegri ben 35 Euro alla funivia, fermandoci alla stazione intermedia per una birretta propiziatoria.
Arrivati al Rif. Torino vecchio però la musica cambia subito: i duecento e passa scalini per arrivare al Torino nuovo ci lasciano un fiatone da maratona, tanto per farci capire dall'inizio con cosa abbiamo a che fare.
La prima salita in programma è l'Aiguille d'Entreves: dalle relazioni sembra alla nostra portata, non distante dal rifugio, non eccessivamente tecnica. Panoramica come poche altre.
Anche il meteo, per questa volta, sembra essere dalla nostra parte, anche se le nevicate dei giorni precedenti, come constateremo poi, hanno aumentato un po'le difficoltà della salita.

Accesso: Rifugio Torino (Courmayeur, AO)
Tempo di percorrenza: 8 ore
Dislivello: 350 metri
Difficoltà: AD
Valutazione: ****

La mattina la sveglia è quasi tranquilla, alle sei siamo a fare colazione e subito ad organizzare i materiali, poco dopo le sette filiamo le corde per legarci in conserva.
Le previsioni per la giornata sono ottime, la nebbia che ci impedisce di vedere a un palmo dal naso dovrebbe dissolversi nel corso della mattina e quindi ci accodiamo alle tante altre cordate che iniziano a camminare lungo le evidenti tracce che partono dal Rif. Torino.

La scalinata che dal Rif. Torino vecchio sale al nuovo

Partenza dal Rif. Torino

La traccia è inizialmente in falsopiano e in breve raggiunge il Col des Flambeaux, dove notiamo un po'stupiti che alcuni alpinisti hanno passato la notte in tenda, e le temperature non sono di certo alte, anzi, fa proprio un freddo cane!!
Si scende ora verso la base della parete Nord dell'Aiguille des Toules, mentre il vento ci riempie di galaverna e ci fa alzare i cappucci per ripararci dalle raffiche gelide.
Quando è il momento di risalire, sulla sinistra, il ghiacciaio tra la Tour Ronde e l'Aiguille d'Entreves, la nebbia inizia ad alzarsi, lasciandoci a bocca aperta davanti allo spettacolo di ghiacci, crepacci e cime che fino a quel momento ci circondava invisibile.

Nebbia

Si apre!!

L'Aiguille d'Entreves

L'Aiguille d'Entreves è adesso davanti a noi, completamente galavernata e forse ancora più affilata di quello che ci aspettavamo, il gioco di luci che si crea con la nebbia che si dissolve dalla cresta è spettacolare, affrettiamo ancora di più il passo per iniziare a salire fino al Col d'Entreves.
Qui ci fermiamo per bere qualcosa e scattare qualche foto, con una cordata di francesi che ne approfitta per superarci ed attaccare la salita, mentre noi scegliamo il modo migliore per legarci.

Vento e nubi

Le condizioni della via sembrano toste: c'è un botto di neve, la roccia è galavernata e ghiacciata, senza ramponi non si sale!
Iniziamo, legati corti, ad affrontare i primi passi di misto della giornata, districandoci senza problemi tra i saltini di roccia che caratterizzano la prima parte della salita, divertentissima.
Proteggiamo utilizzando i numerosi spuntoni, a volte infilando qualche friend, i passi sono in genere abbordabili ma anche un solo errore costerebbe sicuramente molto caro.
Sotto di noi un mare di nubi, davanti un panorama cui anche la migliore fotografia non potrebbe rendere giustizia, il Dente del Gigante in lontananza e l'aria che diventa ancora più sottile.

Sopra

La roccia completamente galavernata

Il Dente del Gigante

Continuiamo a salire abbastanza veloci fino a che la cresta non diventa veramente una lama di roccia. Nei pressi di un intaglio preferiamo passare sulla destra piuttosto che scendere un diedro innevato di qualche metro, affrontando poco dopo un ostico passaggio su roccia.
Riusciamo a proteggere con una fettuccia, poi in qualche modo, raschiando coi ramponi, ad issarci sopra un piccolo blocco.
Da qui ci aspettano ancora numerosi passaggi delicati, tutti in massima esposizione (qualche fix nei punti chiave), fino ad arrivare al tratto terminale della salita, una breve placca fessurata al termine della quale si raggiunge la vetta (sosta su fix).
Ora si continua a procedere raggiungendo il vicino ed espostissimo torrione, dove ci troviamo a sostare molto scomodamente insieme ad un altra cordata.

Passaggi di misto

Viste le condizioni della via, decidiamo di scendere in doppia il canale sottostante la vetta, per rilegarci poi al suo termine
La corda da 60 metri ci conduce però solo a metà di questo canale, che terminiamo di scendere disarrampicando su neve inconsistente e cedevole, fino ad un colle, dove ci fermiamo ad aspettare gli altri ed a mangiare qualcosa.
La via da qui prosegue affrontando un ultimo risalto roccioso, al termine del quale si inizia una breve ma esposta discesa fino al termine della cresta, dove si scende sul ghiacciaio ed in breve si intercetta di nuovo la strada del ritorno.

Rientro

Bellissima salita in un ambiente indescrivibile, abbiamo scalato sempre con i ramponi ai piedi per la molta neve presente in via, unica pecca il grande affollamento di cordate ed il continuo pressing che non ci hanno permesso di godere del tutto la vetta.
Il grado della salita, AD secondo le varie relazioni, non è certo quello delle salite in Appennino, anche se le condizioni in cui siamo saliti molto probabilmente giustificherebbero un + alla difficoltà indicata.

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