lunedì 22 ottobre 2012

Il Monte Vettore per la Via del Canalino

La via del canalino è una delle diverse alternative per raggiungere la vetta del Monte Vettore; non è un vero e proprio sentiero, anche se definirlo una via di roccia sarebbe forse eccessivo.
Di sicuro il percorso non è banale e richiede passo sicuro, assenza di vertigini e una certa confidenza con la roccia, per la notevole e costante esposizione, per il terreno infido e per la presenza di diversi tratti di arrampicata.

Accesso: Forca di Presta, parcheggio del Canale dei Mezzi Litri (GPS: 42.799000, 13.272430)
Tempo di percorrenza: 5,30 ore a/r
Dislivello: 1.300 metri
Difficoltà: EE - III, pass. IV (portare il casco)
Valutazione: ****


L'itinerario, sia per le pendenze sempre molto elevate, sia per la qualità della roccia generalmente pessima risulta abbastanza faticoso e severo.
La linea (non segnata sulle cartine) è comunque molto interessante, superando l'articolato versante sud-est del Monte Vettore sino a raggiungerne la vetta.
Suggestive le placconate dell'Aia della Regina, così come la vista sui Monti della Laga e l'uscita in cresta al termine della salita.
Tra le diverse possibilità per salire al Monte Vettore questa è forse la più alpinistica. Certamente non si rischia, come per la classica da Forca di Presta, di fare la fila lungo il sentiero.
Sconsigliato, vista la grande possibilità di caduta massi, a gruppi numerosi e con meteo incerto.
Come sempre, parto di buona mattina da Jesi guidando più inebetito che altro. Sosta per colazione al bar di Cerreto, riprendo conoscenza e via sparato (per quel che permette un 1400 a metano) verso i Sibillini.
Arrivo al Pian Grande che le nebbie si stanno già dissolvendo, la temperatura è di 0° ma la vista del sole tra le foschie mi fa sperare che più in alto non sia così freddo (fortunatamente ho ragione, sarà una magnifica giornata autunnale!).

Pascolo su Pian Grande

A Forca di Presta scarico la bici dal bagagliaio e la lego a un palo (servirà al ritorno), quindi risalgo in macchina e proseguo fino al parcheggio sotto al Canale dei Mezzi Litri.

La partenza: il Canale dei Mezzi Litri e a destra la piramide

Inizia qui il sentiero: senza traccia obbligata, per prati, si punta alla base del Canale dei Mezzi Litri.
La salita non è molto faticosa, anche se sempre in pendenza. Arrivati alla base del canale (omino) si attraversa lo stesso verso destra, prendendo per una piccola traccia che sale ripida.
Dopo pochi metri il sentiero diviene pianeggiante, deviando nettamente sulla destra per traversare a mezza costa il versante sud-est del Vettore.
Questa è forse la parte più tranquilla del percorso. Si segue, sempre guidati dagli omini, una esile ma netta traccia in lieve saliscendi che prima passa per un breve tratto di macchia e poi attraversa alcuni canaloni (occhio, qualche passo esposto). 

Colori autunnali 

Breve tratto di macchia 

 La traccia

 Canalone

Si arriva quindi alla base sinistra della piramide, formazione rocciosa dal colore bruno a forma, appunto di piramide. Da qui non ci saranno più traccia nè omini ad indicare il percorso.
Con un paio di passaggi un po'delicati (non difficili ma su terreno molto franoso e con breve tratto di arrampicata, II) si risale sulle stupende placconate calcaree dell'Aia della Regina.

La piramide e la spettacolare Aia della Regina

Nessun percorso è segnato: l'obiettivo è arrivare alla base destra della piramide, nei pressi di un ben visibile gendarme staccato dalla parete, attraversando l'Aia della Regina.
Scelgo di traversare dritto per dritto le placche (anche se probabilmente e con più facilità si potrebbe traversare circa fino a metà per poi scendere ai prati sottostanti e quindi risalire).
Serve indubbiamente un po'di concentrazione nel compiere la traversata, scegliendo i punti meno ripidi e facendo molto affidamento sull'aderenza degli scarponi.
Le placche sono di un bel calcare grigio e compatto, solcato dai rivoli di scolo delle acque. Faccia a monte è ben visibile la Grotta delle Fate (dove leggenda vuole vivessero, un tempo, le fate), voltando lo sguardo verso valle, invece, il gruppo della Laga. 
Verso la fine della traversata, viste le pendenze in aumento, scelgo di salire un pochino per passare alla base della piramide.
Da qui, per ghiaie instabili, sempre puntando al gendarme (che non si raggiunge), in pochi minuti sono all'attacco del canalino, posto all'estremità destra del triangolo roccioso.

Le placche dell'Aia della Regina

Vista verso valle

La Grotta delle Fate

Ultimo tratto prima del canalino

Breve sosta per allacciare il casco e riparto.
Si affronta con l'aiuto della catena un primo tratto di arrampicata (IV, 5 metri), dopo il quale la catena termina e bisogna arrangiarsi, sempre mantenendosi sul fondo del canale.
Prendo sulla destra (credo che anche a sinistra sia fattibile, forse anche più facile) superando quattro o cinque passaggi di arrampicata (max III+).
Non vi sono particolari difficoltà in questi tratti, ma il fatto di doverli affrontare sciolti impone di muoversi con molta calma e concentrazione, anche perchè l'esposizione non manca.
Essendo da solo, ma il discorso vale comunque, faccio molta attenzione alla stabilità di ciò che prendo in mano: la roccia, come dicevo, non è delle migliori.

L'attacco del canalino

Primo tratto con catena (IV)

Dopo la catena

Le difficoltà calano dopo poco: si supera un ripidissimo prato per poi affrontare ancora qualche passaggio di facile arrampicata (II).
Si prosegue quindi faticosamente, sempre tenendo il fondo del canale (meno scivoloso, ma si può passare anche a destra o a sinistra dello stesso per ghiaie e tracce di prato) e senza traccia obbligata, per sfasciumi, ghiaie, roccette. 
Non tanto la pendenza dell'itinerario, quanto la totale instabilità del terreno, rendono necessario prestare molta attenzione a come ci si muove (è comunque inevitabile far cadere qualcosa, attenzione a chi eventualmente sta sotto).
Ci si dirige verso la cresta ormai evidente superando un ultimo tratto più facile su prato prima di essere investiti dal forte vento. Da qui in pochi minuti, seguendo il sentiero segnato, si è sulla cima del monte Vettore.
La vista, oggi, è eccezionale. Il blu intenso del cielo autunnale lascia intravedere persino il San Vicino. Bellissimo, come sempre, lo spettacolo del Lago di Pilato sormontato dal Pizzo del Diavolo.

Terreno più facile...

Altro tratto di arrampicata (sono passato a dx, credo si passi bene anche a sx)

Il canale appena salito 

Cresta 

L'azzurro cielo d'ottobre 

Pizzo del Diavolo e il Lago di Pilato

Per la discesa, essendo impossibile seguire l'itinerario d'andata, si segue il sentiero che sale da Forca di Presta. Svelti alla Selle delle Ciaule ed allo Zilioli, poi giù per l'evidente e battuta traccia.
A Forca di Presta ritrovo, legata al palo, la bici lasciata la mattina, con cui arrivare al parcheggio sotto al Canale dei Mezzi Litri (si potrebbe fare anche a piedi, ma non sopporto camminare sull'asfalto!).

Castelluccio di Norcia e il Pian Grande

Dopo una scarpinata come questa è veramente un piacere godersi la discesa su due ruote. Senza neanche una pedalata in pochi minuti sono alla macchina, alla cui ombra riposano però due maremmani!! 
Alla mia vista ringhiano si alzano e abbaiano; mentre uno rimane piantato davanti al portabagagli l'altro mi si piazza dietro...nessuna traccia del pastore...
Decido di provarci lo stesso. Con molta calma parlo un po'ai bestioni, che per fortuna pare non abbiano cattive intenzioni. Dopo un primo momento di incertezza l'amico che si era piantato dietro di me si ricongiunge al compagno, sempre all'ombra del mio bagagliaio.
Lentamente inizio a fare quel che devo senza nemmeno guardare i bianchi bestioni, smonto la ruota della bici e mi tolgo lo zaino, con un aaaampio cerchio raggiungo la portiera dell'auto, che apro piano. Infilo quindi tutto dentro, bici compresa, alla velocità della luce, salgo e chiudo. Stavolta è andata bene...mi spiace privarvi dell'ombra ma devo andare.


Cuccioli!

Tappa al rifugio a Forca di Presta per un mega panino ciauscolo/pecorino con birra e riprendo la strada di casa.
Duro ma bello, ogni tanto un po'di vero contatto con la montagna è quello che ci vuole. Con la neve forse tornerò!
Qui una relazione per la salita.

(N.B.: trattandosi di percorso in parte verticale il tracciato è molto approssimativo, in verde il tratto percorso in bici)

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