martedì 13 giugno 2017

La traversata delle tre vette del Corno Grande

Salita storica, articolata, panoramica, grandiosa e - nonostante le basse difficoltà tecniche - abbastanza impegnativa.
La traversata delle tre vette porta a raggiungere la più alta elevazione del Corno Grande passando per la Vetta Orientale, la Centrale ed il Torrione Cambi, in ambiente sempre grandioso che richiede passo fermo e buon orientamento.
La via può essere percorsa sia partendo dalla Vetta Occidentale sia partendo dalla Orientale, ma è la seconda opzione ad essere preferibile per logicità.
Nel corso della traversata, anche a stagione inoltrata, potrebbero risultare necessari i ramponi, oltre che - ovviamente - una dotazione di qualche rinvio, cordini, friends medi e materiale per le doppie.
Una corda da 60 metri è sufficiente per l'intero itinerario.

Accesso: Prati di Tivo (TE)
Tempo di percorrenza: 9 ore dal Rif. Franchetti, 6 ore e 30 dalla Vetta Orientale alla Occidentale
Dislivello: 600 metri
Difficoltà: AD (pass. II, III)
Valutazione: *****


La stagione è incerta, le salite in quota non sono ancora percorribili e il weekend libero non abbiamo per niente voglia di sprecarlo.
Così alle sei del pomeriggio siamo alla Piana dei Laghetti che ci incamminiamo verso il Rif. Franchetti, visto che ancora la funivia è chiusa.
Con calma saliamo quindi prima alla stazione d'arrivo della funivia della Madonnina, poi per il vallone e quindi al rifugio, già pieno di gente.

Il Corno Grande

Sentiero per il Rif. Franchetti

La notte passa malamente, con dei soggetti in camera che forse non sanno che dovremo svegliarci presto e che continuano fino a tardi a fare un baccano infernale.
Sono le 4.30 che partiamo dal Franchetti, tanto non si dorme e tanto vale partire presto per godere almeno dell'alba.

Prime luci al Rif. Franchetti

La prima parte della salita consiste nel guadagnare la vetta orientale passando per la Ferrata Ricci.
La neve rigelata, ancora presente anche a giugno, ci costringe a mettere i ramponi ed a scalare con questi per il primo tratto della ferrata.
Inizia a farsi giorno mentre concludiamo gli ultimi passaggi della Ricci e iniziamo a risalire l'ultimo pendio che conduce in vetta alla Orientale (bolli di vernice e traccia, circa un'ora e mezza dal Rif. Franchetti).
La prima delle tre vette è andata.

Sui primi tratti della ferrata Ricci

La parete Est del Corno Piccolo

Vetta Orientale

Prena e Camicia sommersi dalle nubi

Dalla vetta della Orientale si segue ora un breve tratto di cresta e ci si immette in un marcio ma breve canalino che scende poi per ghiaie e sfasciumi alla Forchetta Sivitili.
Si sale quindi su di una evidente terrazza inclinata, ove si trovano 3 fix. Salire ora sulla destra (II) fino ad un forcellino, dal quale imboccare l'antistante facile canalino che conduce alla vetta Centrale (1 ora dalla vetta Orientale).

Mare di nubi verso sud

Occorre ora scendere seguendo la via normale, ben segnata con bolli di vernice. Si percorre dalla vetta un marcio canalino che conduce ad una crestina.
Qui si deve adesso scendere per l'evidente incassato canale, dove si può comunque calare in doppia grazie ad un fix con anello di calata (doppia da 30 m) e a una successiva sosta, all'interno del canale, che con altri 30 metri di doppia (passaggio sotto masso incastrato), conduce poco sotto la Forchetta Gualerzi.
Alla Forchetta si arriva risalendo il canale (noi siamo risaliti su neve), per sostare comodamente sulla destra (fix).

Doppia dopo la vetta Centrale

Risalita alla Forchetta Gualerzi

Salire ora per l'esile cengia sulla sinistra, prendendo, quando questa termina in un canale, la facile paretina sulla destra.
Con ultimo passaggio più verticale (II/III, fix all'uscita) rimontare quindi sulla vetta del Torrione Cambi (scatola con vecchio libro di via, cordone con maillon su spuntone).

La cengia per il Torrione Cambi

Per scendere dalla vetta del Torrione Cambi occorre ora seguire brevemente la cresta e immettersi in un breve, marcissimo canalino ove si trova una sosta con catena per attrezzare una doppia.
Per evitare di scendere a piedi questo tratto si può sfruttare il cordone con maillon presente in vetta, avendo però cura di calarsi tenendo decisamente la sinistra (faccia a monte), fino ad intercettare il canalino dove si trova l'ancoraggio di sosta. Attenzione: con una calata da 30 m si arriva poco sopra alla sosta, che si raggiunge comunque camminando.
Ora si compiono due doppie da 30 metri ciascuna all'interno del canale (occhio ai sassi), arrivando in corrispondenza della Forchetta del Calderone.

In doppia dopo il Torrione Cambi

Si risale quindi alla Forchetta, scendendo per pochi metri sul versante nord. In corrispondenza di un bollo segnavia della via normale (posto su un grande masso staccato) non seguire le frecce che invitano a scendere sulla destra ma risalire sulla sinistra per facili roccette.
La via passa ora per una caratteristica e stretta fenditura nella roccia (presente neve anche a stagione inoltrata), dove ci si infila superando due massi incastrati.

La strettissima fenditura

Sbucati dalla fenditura si risalgono ancora alcune roccette, per traversare poi gli evidenti terrazzoni posti sul versante nord (lato Calderone).
Terminato il terrazzo si sale prima una rampetta poi una paretina e quindi una fessura (III), arrivando ad un fix con maglia rapida.

La Vetta Occidentale ed il ghiacciaio del Calderone

Non proseguire ora per la fine della fessura, ma scendere sulla destra e traversare, quindi risalire un facile canale roccioso fino a guadagnare la cresta.
Scendere adesso per uno dei due brevi e rotti canalini fino all'intaglio, da cui salire un caminetto con facile arrampicata, giungendo nuovamente in cresta.
Da qui, tenendo il versante sud della cresta, scendere per rampa (un paio di fix) e raggiungere un'ulteriore forcella, dalla quale salire ancora per roccette fino ad un intaglio.

Facile arrampicata

Dall'intaglio si sale ora sul sovrastante piccolo plateau, dopo il quale si affronta un esposto passaggio (III), consistente nel risalire sull'opposto torrione. Percorrere ancora pochi metri di cresta e scendere alla vicina forcella.
L'ultimo passo, effettivamente molto psicologico, può essere evitato scendendo, dall'intaglio, per il canalino/rampa posto sul versante sud (ferla per eventuale calata), dal quale guadagnare poi la forcella.
Arrivati alla forcella, in ogni caso, risalire verticalmente ma con buoni appigli e appoggi la placca sovrastante, scalare quindi un ultimo camino e giungere finalmente in cresta, a pochi metri dalla vetta occidentale.
Non conoscendo la via, quindi procedendo legati anche su passaggi rivelatisi poi facili, abbiamo impiegato, dalla vetta Orientale alla Occidentale, 6 ore e mezza; il tutto con qualche incertezza di orientamento che siamo riusciti a risolvere con un po'di attenzione.
Via di grande soddisfazione e sicuramente appagante, consigliatissima nonostante la roccia infida in molti passaggi, che è comunque parte del gioco.
Relazioni quiqui e qui.

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